Manifesto per la tutela dell'infanzia

La realizzazione del Manifesto per la Tutela dell’Infanzia è a cura dell’associazione ONLUS Inform-Azione Donna Bambini Ancora Via Procaccini 34 20154 Milano

 
Al Presidente della Repubblica Italiana
Alle Autorità politiche e religiose
Ai magistrati, agli educatori, ai responsabili delle Forze Armate e delle Forze di Polizia
Ai sanitari, ai giornalisti, agli operatori del sociale
Agli uomini e donne di cultura e di scienza
Agli italiani

 

Noi crediamo indispensabile, in questo momento, che nel nostro Paese e nell’Europa, nasca e si fortifichi un movimento di opinione, sorretto da atti precisi, volto a tutelare con maggior forza i minori e a consentire loro una crescita serena ed equilibrata. Siamo infatti convinti che dallo sviluppo dei minori dipenderà il futuro, la prosperità, la serenità del nostro Paese, dell’Europa e del mondo.

 

Noi constatiamo con soddisfazione che, per alcuni aspetti, la Dichiarazione dell’ONU per la tutela dei minori è efficacemente applicata in Italia, ma non possiamo negare che, sotto molti altri, non esiste ancora una concreta applicazione di tale Dichiarazione in grado di garantire la crescita e la tutela del minore, idonea a consentirgli di essere bambino finché la sua età e la sua maturazione psicofisica lo porteranno nel mondo degli adulti.

 

Osserviamo che la famiglia quale luogo ideale di sviluppo del bambino è ancora tutelata in modo insoddisfacente, in particolare nei casi di difficoltà della famiglia stessa. Intendiamo peraltro sottolineare con forza che la famiglia di nascita è e deve essere il primo luogo di educazione e di crescita sociale del bambino, salvo l’esistenza provata di patologie familiari.

 

In materia di educazione non sfugge che ancora troppi bambini si sottraggono all’obbligo scolastico: oltre al doveroso rispetto di tale obbligo, va osservato che spesso l’inosservanza sottende problematiche familiari, ambientali e sociali sulle quali è primariamente doveroso intervenire. Il mancato o poco efficace intervento può emarginare il minore e condurlo troppo precocemente al lavoro o addirittura a condizioni di delinquenza minorile destinate troppo spesso a sfociare in casi di devianze maggiori.

 

Gli educatori devono essere concretamente posti in grado di riconoscere anche le prime avvisaglie di tali problematiche e di cooperare con le strutture – primariamente magistratura, servizi sociali, associazioni di volontariato, autorità religiose e forze di polizia – per prevenire e/o recuperare fin dalle prime fasi tali giovani. Non appaia inutile ricordare l’insegnamento di un educatore, un prete divenuto santo, che ebbe tale intuizione sul “metodo preventivo”: Giovanni Bosco.

 

Non è possibile, inoltre, negare l’esistenza di una problematica che, nel nostro Paese ed in Europa, sta divenendo grave e che è supportata anche da attente campagne di (dis)informazione: l’abuso sui minori, nelle sue varie forme (fisico, psicologico, sessuale) e la pedofilia.

 

L’osservazione, da un lato, dell’ampiezza di tale fenomeno e, dall’altro, dell’organizzazione dei servizi sul territorio, dello sforzo e degli interventi compiuti in materia, suggerisce che qualcosa si è fatto, ma moltissimo resta da fare.

 

Noi sosteniamo che, in questo come negli altri ambiti indicati dal nostro MANIFESTO, la prevenzione deve essere momento essenziale.
Ma ancora di più riteniamo che il messaggio deve essere preminentemente culturale, quindi rivolto a tutta la popolazione con tutti i mezzi possibili.

 

Constatiamo che non esiste una rete di servizi coordinati (ad esempio Pronto Soccorso – Pediatri specialisti – Medici Legali – Psicologi e Neuropsichiatri Infantili - Assistenti Sociali – Forze di polizia – Magistrati) in grado di farsi carico, con prudenza ma con decisione, di ogni caso in cui si ipotizzi abuso.
Similmente non esiste una coordinata rete di formazione ed informazione sul territorio per le professionalità (pediatri di base – medici di P.S. – psicologi ecc.) destinate comunque al primo incontro con bambini in cui l’abuso sia anche solo sospettato, mentre esistono, fortunatamente, molte associazioni dedicate alla tutela dei bambini ed alla prevenzione del fenomeno.

 

Osserviamo che le difficoltà di indagine vengono talora enfatizzate da campagne di stampa e da comportamenti volti a sminuire la testimonianza del bambino e la possibile raccolta dei segni fisici e psicologici di abuso e violenza, ma anche da
affermazioni che riteniamo gravi nel merito della pedofilia.

 

Appare infatti dai mezzi di informazione che la pedofilia è da taluni ritenuta come un semplice “comportamento sessuale personale”, e quindi giustificato, libero ed ammissibile: crediamo che si dimentichi, ammettendo tale ipotesi, che esiste uno dei due soggetti, il minore appunto, il quale non ha ancora acquisito la maturazione fisica, psichica ed affettiva in grado di consentirgli una reale autodeterminazione. La stessa Legge prevede come non imputabili, per reati commessi, i minori sotto i 14 anni perché viene sostanzialmente riconosciuta la necessità di uno sviluppo somatopsichico minimale affinché il bambino possa avere autocoscienza del significato dei gesti, e possa essere ritenuto idoneo ad autodeterminarsi.

 

Chiediamo che in materia venga sottolineata l’antigiuridicità, e lo scandalo, di comportamenti, incitamenti ed opinioni che esaltano la pedofilia.

 

Chiediamo che venga concretamente favorita l’attività sportiva giovanile, anche agevolando l’uso delle strutture, perché crediamo nello sport come arma potente per un’armonica crescita del minore.

 

Chiediamo che nei bilanci dello Stato e degli Enti Locali vengano individuate ampie risorse precise per la difesa dei minori e per ogni opera di prevenzione e recupero dei giovani con situazioni di disagio e di emarginazione e che vengano saggiamente distribuite.

 

Suggeriamo ai genitori una grande attenzione nell’uso del mezzo informatico e della rete, per la grande possibilità da parte del minore di imbattersi in un adescamento pedofilo via Internet, ma anche richiediamo il potenziamento della vigilanza sul mezzo elettronico da parte delle Forze di Polizia a tale scopo deputate.
Non sfugge che la pedofilia sta infatti trovando uno spazio insospettato di crescita e di autotutela in Internet.

 

Osserviamo che nel settore della lotta all’abuso sui minori operano molte associazioni, così come vi lavorano i Servizi dello Stato: riteniamo indispensabile, per la capillarità e la diffusione del fenomeno, che si instauri ad ogni livello un’ottimale collaborazione fra le reti di volontariato e gli organi statali e locali, per cooperare nella prevenzione, identificazione, e (per le rispettive competenze) repressione del fenomeno, e per la tutela e il recupero del minore.

 

Chiediamo alle forze politiche interventi che individuino come prioritarie le scelte per la tutela dei minori, rinvenendo e distribuendo risorse, aiutando le strutture di aggregazione a svolgere opera di prevenzione e di aiuto verso i minori e le rispettive famiglie, fornendo alle scuole i mezzi per prevenire, e identificare ai primi albori, possibili fenomeni di abuso e pedofilia. 
In questo campo, come forse in pochi altri, riteniamo che deve venir stimolata la sussidiarietà sia orizzontale che verticale, nella collaborazione fra le reti di volontariato e le forze istituzionali.

 

Chiediamo agli organi di informazione un maggiore rispetto del bambino che, troppo spesso, vi figura solo quando è vittima.

 

Auspichiamo che si uniscano tutte le forze sane della nostra nazione affinché sia data assoluta priorità agli interventi di tutela, prevenzione e recupero dei minori in condizioni di disagio.